Risorgimento e Massoneria/Le stravaganze contenute nei libri del Prof. Mola

Il verminaio P2 scoperchiato da Spadolini

di Francesco Nucara

Recentemente ho incontrato un vecchio amico che da tempo risiede in Spagna. Il PRI gli è rimasto nel cuore, ma non solo il PRI!

Egli, nel consultare il sito del Partito, aveva avuto modo di leggere alcuni interventi del sottoscritto, come la relazione inviata agli amici di Carrara per il convegno "Repubblicanesimo e Massoneria", l’intervista di Luca Bagatin al professor Aldo Alessandro Mola e l’intervento in risposta a questa intervista, dell’amico Roberto Fantoni di Carrara.

La storia del Partito Repubblicano Italiano si intreccia spesso con la storia della Massoneria ed entrambe si intrecciano saldamente con la Storia dell’Unità d’Italia e del Risorgimento.

L’amico incontrato in Spagna mi chiese se condividessi le affermazioni del prof. Mola, apparse su "La Voce Repubblicana" a seguito dell’intervista rilasciata a Luca Bagatin.

Devo premettere che stimo molto Luca Bagatin, la sua franchezza e la sua onestà intellettuale. Ho risposto al mio interlocutore che, trattandosi di un’intervista, non avevo inteso minimamente interferire sulle domande, né tantomeno sulle risposte date. Sono stato sollecitato a dire comunque quello che pensavo. Ed eccomi qua.

Non sono uno storico, sono solo un appassionato lettore di libri di storia, soprattutto del Risorgimento ma non solo.

Quando iniziai a leggere "Storia della Massoneria Italiana dall’Unità alla Repubblica" (Ed. Bompiani – 1976) del prof. Mola, fin dal prologo mi resi subito conto che non poteva trattarsi di un volume di storia. Quel voluminoso tomo (821 pagg.) inizia con una descrizione folcloristica della sede di Palazzo Giustiniani, che nulla ha a che vedere con gli strumenti necessari per un approccio conoscitivo della Massoneria: si parla dei vicoli intorno al Pantheon!

Non proseguii la lettura, anche se il libro intonso è ancora nella mia libreria.

Venendo più precisamente all’intervista, in essa ci sono delle affermazioni che non hanno alcun fondamento e che servono solo a indurre in errore il lettore.

Non vorrei offendere la memoria di alcuno, ma dire che Giordano Gamberini è stato il più lungimirante di tutti i Gran Maestri del Grande Oriente d’Italia significa non conoscere la storia della fine del suo mandato, dopo 9 anni, e le condizioni dell’accordo per l’appoggio al successore Lino Salvini. Lo stesso Salvini, plurinquisito, si era avvalso dell’aiuto di sostenitori (agenti di trasporto), la cui limpidezza nei comportamenti è stata verificata dagli agenti della Guardia di Finanza sulle banchine del porto di Livorno....

Naturalmente per chi giudica con criterio il caso Gelli, gestito dal duo Gamberini-Salvini, non è, come dice il prof. Mola, "un falso scandalo".

Per un massone, almeno così io credo, avendo avuto e avendo tutt’ora molti amici massoni, è un vero scandalo! Come scrive Roberto Fabiani nel suo libro "I Massoni in Italia": il Gran Maestro (Gamberini n.d.s.) avocò a sé il fascicolo di Gelli, tolse d’autorità l’apprendista della Loggia Romagnosi e lo mise nella P2 elevandolo seduta stante al grado terzo di maestro. Tra Gelli e Gamberini cominciava in quel momento una amicizia sincera e duratura che avrebbe dato frutti sostanziosi per entrambi...".

Fu così che Gamberini, per la sua rielezione a Gran Maestro, poté contare sull’appoggio incondizionato di Gelli. Prima di lasciare il bastone del comando a Lino Salvini, Gamberini pretese e ottenne che rimanessero nelle sue mani i rapporti internazionali e la gestione di tutta l’editoria massonica.

Con buona pace del prof. Mola, a noi non risulta che nella P2 ci fossero repubblicani. Quel verminaio chiamato P2 fu scoperchiato da Giovanni Spadolini e uno dei più attivi della Commissione d’Inchiesta fu Adolfo Battaglia, autorevole deputato repubblicano.

A presiedere la Corte Centrale per lo scioglimento della P2 e per l’espulsione di Gelli fu Armando Corona, poi eletto Gran Maestro.

Sentir dire che la presenza a Porta Pia di massoni, ma ci sono anche i repubblicani, è anacronistica "come se ci fosse ancora Pio IX" è un’ignominia che rimandiamo al mittente.

Per la verità, con i tempi che corrono, siamo costretti a subire Bagnasco, che il potere temporale vorrebbe ancora esercitarlo, anche se in maniera più raffinata.

Il Mola sostiene che con la presenza a Porta Pia "ci si fa contare e si fa constatare che non si conta nulla". Poveri eroi del Risorgimento! Se si fossero contati avremmo ancora il potere temporale, i ducati, i granducati, i principati etc. Non si sono contati: a loro era sufficiente la forza delle idee.

Con presunzione, anche noi pensiamo che le idee valgano molto più del numero di teste contate. La politica e la storia non si fanno giocando a morra.

Io scrivo da repubblicano che ha collaborato fin da giovane con massoni. Nessun massone ha cercato di inculcarmi idee diverse da quelle che praticavo e pratico tutt’ora.

La classe non è acqua, nemmeno per gli storici o presunti tali. Quando gli iscritti al Partito Repubblicano furono eletti alla Gran Maestranza, seppero da subito distinguere i ruoli, abbandonando l’esercizio della politica che pur con tanta intensità avevano praticato.

Vale per Eugenio Chiesa, per Armando Corona, per Gustavo Raffi e per uomini come Lemmi e Nathan.

A Gustavo Raffi va riconosciuto un merito essenziale per il prosieguo della vita massonica: non è più necessario nascondere la propria vita associativa. Aver portato all’esterno e a conoscenza dell’opinione pubblica l’essenza e lo spirito della Massoneria è sicuramente merito di Raffi. Il merito è doppio se si vive in un Paese dove per essere magistrato o, in alcuni casi, consigliere regionale, bisogna giurare di non essere massoni. E’ successo anche all’interno del piccolo Partito Repubblicano: qualcuno chiese, nel corso di una Direzione Nazionale, che i massoni dovevano dichiararsi in quanto tali, ma fu seppellito da una risata.

Viva la libertà di associazione. Ad ognuno la responsabilità personale dei propri comportamenti.

Al prof. Mola, tanto critico sul XX settembre, consigliamo di leggere il discorso che Ermenegildo Benedetti tenne, da Grande Oratore del GOI, su "Risorgimento e Massoneria" al Palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma.

Egli così concludeva il suo discorso: "Ogni massone d’Italia, per parte sua, vigilerà sempre perché la Patria sia veramente libera e sovrana, perché i valori del Risorgimento rifulgano ognora di vivida luce e come sempre, con l’esempio della vita, ricorderà agli immemori e ai pavidi, che l’uomo vive nella Libertà e solo nella Libertà". Asservirsi a nulla e a nessuno.